TRE, DUE , UNO...SILENZIO!

Publié le par analopez

Sabato sera. Sono in un piccolo salone, dove c’è soltanto una tenue luce. Nella strada fa caldo, ma qui, fa un po’  freddo. Tutti quanti parlano, ridono, c’è tantissimo rumore... Oggi, al cinema è venuta molta gente.

I miei amici parlano e mangiano dei popcorn (prima di cominciare il film, non possono aspettare). Io, seduta nell’ultima poltrona della fila, preferisco fare un’altra cosa. Siccome mancano ancora dieci minuti per che il film cominci, chiudo gli occhi e cerco di ascoltare.

Un gruppo di cinque ragazze, che sono sedute dietro di noi, oltre a parlare, disturbano. Gridano. Una chiede ad un’altra:

-“Sai cosa mi sono comprata ieri?”-. Ma l’altra non risponde. La ragazza, un po’ arrabbiata, le grida, e le chiede lo stesso un’altra volta. Oddio! Ascolto, anche se veramante non ne ho bisogno, perché la prima ragazza grida così forte che l’ascoltano tutti. Dopo questo, e siccome l’altra le ha detto che non le sembrava interessante sapere cosa si era comprata il giorno prima, la ragazza ha cominciato a buttare i popcorn... a me, perché lei è dietro di me. Uno cade accanto a me. Mmm... questo mi arrabbia. Decido di non dire niente adesso, e apro gli occhi. Cinque minuti. Soltanto cinque minuti.

Guardo la porta del salone, e vedo entrare due ragazzi. Mi pare che non siano della città, perché, infatti, stanno parlando un’altra lingua, ma non posso dire quale. Cercano un posto, e siccome non si mettono d’accordo, uno si arrabbia e parla più forte. Sento che parlano in francese. E questo mi interessa, perché penso che dopo potrei cercare di parlare con loro. Voglio ascoltare cosa dicono, ma è impossibile. Sono lontani e qua c’è molto rumore. Alla fine, decido di dare un’occhiatta al salone.

Veramente, per me è abbastanza difficile capire le persone. Non so perché vengono al cinema. Per poter dire che hanno visto un film molto, molto conosciuto, forse interessante? O soltanto per poter dire che ci sono venuti e che sono delle persone erudite? Non lo so. E lo dico perché questo, adesso, sembra la giungla. Non manca nemenno il grido di Tarzan.

La ragazza ha smesso di buttare i popcorn. Uffa, alla fine! Guardo il mio orologgio: tre minuti. Chiudo gli occhi di nuovo, e, all’improvviso, un mio amico mi dice:

-“Ci penso io. Cosa ne pensi, Raquel?”.

Oh, oh... di cosa mi sta parlando? Mah, niente. Siccome non mi piace la loro conversazione, cerco di chiudere un’altra volta gli occhi, ma non mi lasciano, perché pensano che mi sono addormentata. Pff. E mancano ancora due minuti.

Prendo la mia lattina di Cola e l’apro. Intanto bevo, vedo una lattina cadere: la ragazza di dietro l’ha buttata. Al meno, era vuota. Tutti quanti mangiano, ma io preferisco aspettare fino all’inizio del film.

Vedo una luce. E no, non sono ne pazza ne ho visto Dio: qualquno ha scattato una fotografia.

-“Hai visto la luce?”- mi chiede un’amica.

-“Si”- le rispondo. Ridiamo, e dopo, vediamo qualcosa che attira la nostra attenzione: un signore sta mangiando i sui popcorn... ma ha deciso di mangiarli come se fosse al circo. Lancia uno all’aria, apre la bocca e... quasi! Il popcorn è caduto. Adesso ridiamo tutti (io e i miei amici, voglio dire), e quando il signore si rende conto di perché ridiamo, ci guarda (oddio, fa paura!) e comincia a mangiare come una persona normale. Noi, invece, non ridiamo più. Siamo spaventati. Pensiamo che magari sarebbe meglio raccontare un po’ quello che sappiamo del film che guarderemo questa sera o forse, di dove andremo domani, però, quando un amico ne stà parlando... Tutto diventa buio. Il film stà per cominciare, e soltanto posso vedere le ombre delle persone, le luce dei cellulari, dei popcorn che volano (mi pare che il signore abbia deciso di mangiarli come prima, perché siccome tutto è buio...) e la testa della persona che è davanti. È così alto che sembra essere un giocatore di pallacanestro. Adesso, i sui capelli biondi si vedono neri. Fortunatamente per me, si siede di forma che posso vedere lo schermo senza problema.

La musica suona, e le ragazze parlano ad alta voce. Una signora che non avevo visto prima le dice di stare zite, e adesso, tutto è in silenzo.

Tre, due, uno... silenzio.

Tre, due, uno... e capisco perché la gente viene al cinema: per non pensare troppo alla realtà, per poter immaginare un’altra vita, per piangere, per ridere nel buio. Per profitare il tempo. Per vivere.

Tre, due, uno... comincia il film.

 

RAQUEL MENDOZA GUILLÉN

 

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